(articolo del 11 dicembre 2007)
Melu
Il Natale si festeggia in tutto il mondo: in ogni paese, tutti i popoli, cristiani e non cristiani, nel mese di dicembre celebrano feste di pace, di fratellanza, di gioia e di prosperità, ciascuno secondo la propria cultura e le proprie tradizioni. E questo succede fin dai tempi più antichi.
In concomitanza con il solstizio d'inverno un lungo periodo di festeggiamenti onorava il "rinascere" del sole: le giornate cominciavano ad allungarsi, segnando il lento percorso verso la primavera, con l'augurio e la speranza di raccolti copiosi e di cibo per tutti. Così gli antichi Egizi festeggiavano la nascita del dio Horus, i Greci quella del dio Dioniso, gli Scandinavi quella del dio Frey. I Romani celebravano Saturno, dio dell'agricoltura, con grandi feste in cui amici e parenti si scambiavano doni.
I Cristiani sostituirono i riti pagani con la festa della nascita di Gesù, figlio di Dio, portatore di pace e di salvezza per tutta l'umanità, mantenendo delle antiche tradizioni lo spirito di gioia e di speranza che la luce divina porta in ogni cuore.
Per questo in tutto il mondo Natale è augurio di bontà, serenità e felicità da condividere con "tutti gli uomini di buona volontà". La storia di Melu si potrebbe riassumere in una delle tante strofe di cui è composta la novena di Natale, riproposta migliaia di volte dalla sua voce poderosa: “ San Giuseppi ‘un ‘nni po’ cchiù,! Firriaunnu la Citati e chiangennu tutti dui, ‘cci scurà ‘mmezzu li strati! Ca pi chista povertati, nun c’è postu ‘nni la genti, e nun sunnu rispettati, chiddi chi ‘nunn’annu nenti!” Pietismo? Fariseismo? A Voi, l’ardua sentenza! Carmelo D’Andrea fu un onesto lavoratore e un buon padre di famiglia. Nonostante il grande problema del disagio fisico arrecatogli dalle condizioni di ipovedente dalla nascita, non si sottrasse a nessuna attività fisica per non far mancare il necessario alla moglie ed ai suoi cinque figli. Dotato di un fisico possente, alternava le giornate lavorative tra attività prevalentemente manuali a quelle più svariate. Per ben comprendere la personalità di Melu, voce e suonatore di cerchietto del mitico terzetto dei novenari, è indispensabile “esaminare” i tanti mestieri da lui effettuati. Fu per molti anni un portatore di bara, quando “questo” era un mestiere occasionale retribuito. Molti anni fa, per il trasporto dei defunti al cimitero erano previste due figure che il comune metteva a disposizione dei congiunti. Le altre due persone venivano reclutate dalle famiglie, i cosiddetti “sopraggiunti”, la cui prestazione veniva retribuita con denaro. A testimonianza di quanto affermato, basta visionare le fotografie presenti nell’archivio fotografico comunale, del funerale delle vittime della tragedia dell’acqua del 1954: non potrete non notare l’immancabile presenza di Melu.
Fu anche un “temibile” banditore per via della voce poderosa e sapientemente impostata, reclutato sia da privati per “promuovere” merce varia, che dal comune.
Per ciò che riguarda l’attività di banditore conto terzi, non possiamo non ricordare l’attività profusa a favore della pescheria comunale. Ecco come Melu reclamizzava il prodotto ittico: “ A LA VECCHIA PISCHIRIIIIA: SARDI, TRIGLI, ‘AMMARI E PUUURRPU. A LA VECCHIA PISCHIRIIIIA, ARRIVA’ LU PISCI FRIIIIISCUUUU!!”
Se l’attività di “PROMOTER” può sembrare ai più “caratteristica”, cosa ben diversa era quando Melu, “investito” da incarico comunale, si trasformava in banditore di delibere e/o ordinanza statali e comunali.
Il suono caratteristico del tamburo introduceva l’ordinanza di turno.
BUM, BUM, BUM: “ A Bannu e Cumannamentu! Ad ordini di la liggi, tutti chiddri pirsuni che hannu li cavaddri e li muli, sunnu prigati di purtarli a LU RIONI (l’attuale Via Madonna di Fatima, allora aperta campagna. ).
(Pausa ad effetto)
“E a ‘ccu fa lu cuntrariu, (vestendosi di autorità) c’è l’arrestu pi l’immidiatu”
BUM, BUM BUM BUM …..
L’uso del tamburo, gli permise di essere protagonista (naturalmente a pagamento) delle svariate ottave di cui è “provvisto” il calendario liturgico mussomelese.
Fu anche attacchino, anche se molti dei manifesti, spesso avevano un inconveniente: erano sottosopra.
La faccenda arrecava maggiormente fastidio in occasione delle elezioni, quando, i molti visi degli ignari candidati, venivano posizionati nei modi più assurdi, facendo venire il “mal di mare” ai curiosi.
Ma Melu fu anche testimone e protagonista, della situazione di Mussomeli di tanti anni fa, dove la differenza di ceto veniva rimarcata in ogni occasione. Per dovere di cronaca è necessario sottolineare che, l’episodio che stiamo per raccontarvi, era quasi una consuetudine per persone non abbienti.
Melu era figlio unico. Quando morì il padre, al funerale parteciparono pochissime persone, mentre dietro il feretro, si poteva distinguere la fisionomia di un impermeabile (modello militare) con il bavero alzato: quello di Melu, unico e solo presente, nel lungo quanto tenebroso tragitto verso il cimitero.
In questo modo IL TARLO vuole che venga dai posteri ricordato Carmelo D’Andrea detto Melu, voce e suonatore di cerchietto del trio dei novenari.