(articolo del 10 novembre 2007)
La storia locale è piena di nomi altisonanti che hanno dato lustro a Mussomeli attraverso le loro opere intellettuali e fisiche. Ragion per cui, hanno meritato a pieno titolo, la citazione nei libri di storia e folclore del luogo.
Esistono altri nomi, invece, che sono rimasti nel cuore e nella mente di moltissime persone; nomi, che non hanno scritto nessuna opera o realizzato chissà quale impresa e che, per questa ragione comunque, non meritano citazione alcuna. IL TARLO, nato come informatore fuori dagli schemi e allergico ad ogni forma di stereotipo, ha deciso che costoro, avranno uno spazio a loro dedicato. Non sarà magari molto, MA È IL MASSIMO CHE POSSIAMO FARE.
In questo numero parleremo di due fratelli, presenti nella memoria di quanti li hanno conosciuto:
stiamo parlando di Giuseppe e Mario Minnella.
Giuseppe, da tutti conosciuto come Pino, è stato per moltissimo tempo, “principe” indiscusso della Villa Comunale, luogo dove ha trascorso gran parte degli ultimi anni della sua vita.
Di lui, molti ricorderanno i lunghi monologhi e le escandescenze a cui spesso si lasciava andare: episodi che, puntualmente, culminavano con lunghi ed estenuanti colpi di tosse che, ogni giorno di più, minavano le precarie condizioni di salute.
Per questa ragione, si è “guadagnato” l’epiteto di Pinu u Foddri, “titolo” che non gradiva affatto.
E si, perché è doveroso sapere che anche il termine ‘u Foddri come ogni epiteto, lascia il tempo che trova, se è vero che il suo significato equivale e consiste nell'accostamento, generalmente al nome, di un elemento che caratterizza un personaggio ma che è completamente scollegato dal contesto in cui viene menzionato (definizione tratta da WIKIPEDIA, l’enciclopedia libera).
Pino, è stato un buon padre di famiglia oltre che un onesto lavoratore: non si è mai sottratto ai lavori che il suo fisico, cagionevole di natura, gli consentiva di svolgere. Bruno e di corporatura longilinea, nascondeva dietro un aspetto burbero, un carattere gioviale e anche sagace.
Disposto a colloquiare con chiunque con lui si fermasse, aveva sempre la risposta giusta alla domanda del momento. Quando qualcuno gli chiedeva come mai si lasciava andare a quelle grida, lui rispondeva con assoluta serenità che, problemi di famiglia, lo costringevano ad una solitudine di cui ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma indispensabile per non ledere “equilibri sentimentali”.
Nato e cresciuto in modo semplice, non si vergognava quando, vestendosi di umiltà, chiedeva in prestito dei soldi per le esigenze del momento. Durante la sua esistenza partecipava di buon grado alle tavulate di San Giuseppi dove rivestiva fieramente il “ruolo” di vicchiariddru.
IL TARLO, ci tiene anche ha precisare a coloro che non hanno conosciuto Pino, che la gente “civile e normale” di Mussomeli si è ricordata di lui, nella migliore delle occasioni, quando ha avuto bisogno della sua partecipazione alle tavulate, non prima di essersi accertata rigorosamente del mancato raggiungimento del numero di prumissioni.
Nella peggiore delle occasioni, solamente, quando hanno visto Pino raccolto all’interno del suo impermeabile, su di una panchina, dopo una lunga notte trascorsa all’addiaccio. Ma lui non se vergognava: non aveva “etichette” e “canoni” da rispettare.
Solamente la famiglia a lui interessava.
Il ricordo di Pino vuol rappresentare un invito rivolto a coloro che, nel tramandare aneddoti e personaggi locali, vorranno evitare di menzionare ai propri figli, solo ed esclusivamente, i nome dei tanti “din” e “don” che si sono succeduti negli anni nel corso della storia di Mussomeli.
Anche i giovani palesano chiaramente che, gli unici “tocchi “che le orecchie vogliono sentire, sono quelle delle campane.
IL TARLO, da parte sua, ricorderà Giuseppe Minnella semplicemente come Pino.