(articolo del 11 dicembre 2007)
PEPPI
Le persone di cui ci occuperemo in questo numero, altre volte sono stati oggetto di citazioni e menzioni in libri di folklore locale. Ma, come di certo immaginate, IL TARLO non vuole occuparsi di ciò che molti conoscono e non intende ripetere cose dette e ridette. L’unica cosa che al verme interessa è evidenziare l’aspetto umano di questi illustri personaggi.
La tradizione musicale del Natale in Sicilia non è scomparsa anzi è molto vivace; le Novene rappresentano in Sicilia non solo religiosità e fede ma anche l’occasione per stare insieme, fare festa in chiesa, per le strade in piazza.
Le Novene di Natale, canto narrativo suddiviso in 9 parti che narrano le vicende della natività sono eseguite per le 9 sere che precedono il Natale, ad opera di un gruppo di musicanti che suonano davanti ad edicole sacre addobbate con frutta, alloro ed asparago ed eseguendo un vario e suggestivo repertorio commissionato da devoti che alla fine offriranno cibo e bevande a loro ed ai presenti; In diversi paesi, vengono accesi dei falò per "quadiari lu Bammineddu".
Quello della “novena” era un mestiere stagionale che (pare) in molti erano soliti fare.
In tempi di miseria e di fame, qualunque attività consentisse qualche guadagno, veniva praticata senza vergogna e senza scherno.
Per dovere di cronaca è indispensabile evidenziare che il “trio” più famoso dei novenari mussomelesi di cui IL TARLO si occuperà, all’epoca del loro esordio, erano in “competizione” con un altro terzetto.
La concorrenza, a ragion del vero, durò poco perché questi ultimi si ritirano dalle scene per raggiunti limiti di età.
Il terzetto antecedente i nostri personaggi, era composto da:
Masciu Micheli Juvinu (Giovino) al Cerchietto;
Masciu Vitu all’azzarinu (triangolo)
Masciu Viciu Palmeri alla chitarra.
La nota curiosa era che due di queste tre persone sopramenzionate, avevano un problema fisico che distingueva “incredibilmente” tutti e tre i nostri personaggi. erano ipovedenti.
Ritornando ai nostri personaggi, il racconto non può che non iniziare con PEPPI, il chitarrista del gruppo,all’anagrafe Giuseppe Minnella nato nel 1902 e scomparso nel 1984.
Abbiamo passato qualche minuto in compagnia della nipote: questo è quanto ricorda di lui.
Molti (erroneamente) individuano in Peppi, lo scapolo del terzetto. Invece la nipote ci racconta che egli si sposò ed anche molto giovane, ma il matrimonio durò una settimana appena, anche se divorziò molti anni dopo.
Peppi, fu un impiegato comunale per molti anni, svolgendo il ruolo di necroforo, ossia ‘u bicchinu.
Ci spiega la nipote che è importante distinguere la figura del custode (allora di competenza di un’altra persona con ruolo di coordinamento) da quella del becchino, che aveva il compito di scavare le fosse sia per l’inumazione che per la riesumazione di quanto rimaneva delle casciteddri da destinare al colombaio, ossia all’ossario comune, trascorsi i dieci anni dalla morte.
Peppi era una persona umile e introversa, ma dotata di un grande senso dell’umorismo che tirava fuori al momento opportuno.
A tal proposito, IL TARLO vuol raccontare due episodi che evidenziano il sarcasmo del “timido” Peppi.
Il primo riguarda il telefono.
Forse non molti sanno che, la famiglia LA GRECA (dove ha vissuto per la maggior parte della sua vita Peppi), fu una delle prime famiglie di Mussomeli ad avere avuto in casa il telefono.
Quella casa divenne per i molti abitanti dell’attuale zona Cristo Re, un punto di riferimento per l’uso del telefono, il cui consumo era quantificato dal contascatti posto accanto all’apparecchio.
I clienti occasionali si trasformarono in “utenti fidelizzati”, in numero sempre maggiore.
Molti potrebbero pensare ad un vero e proprio business messo in piedi dalla famiglia LA GRECA.
Nella realtà, era solo un servizio per la collettività che, inevitabilmente, doveva fare i conti con l’arrivo della bolletta.
Se nel caso della storia sulla creazione dell’umanità, spesso viene citata la frase “FIAT LUX …e luce fu” in questo caso potremmo dire “FIAT SCATT…e bolletta fu”.
Il problema, come ogni bolletta che si rispetti, fu l’importo: quel giorno in casa LA GRECA arrivò il classico quanto inaspettato pitazzu.
Ed iniziarono i commenti sul come e sul perché. Fin quando non rientrò a casa l’ignaro Peppi, che messo al corrente di quella “catastrofe”, apostrofò l’accaduto con: “e unni mingh…ia siamu a lu QUIRINALI”!
L’altro episodio riguarda le abitudini alimentari.
In tempi di ristrettezze economiche e con problemi del tipo “chi ‘ccia ma calari ‘na pignata” comune a gran parte della popolazione, Peppi ritornava a casa con in mano due capponi grassi “all’inverosimile”. Strada facendo incontrò lo spiritoso di turno che, vedendolo con tanta grazia di Dio in mano, fu lesto a chiedergli:
- A mazziurnu chi si mangia cuappi di senza?
E la risposta di Peppi fu altrettanto veloce:
- Caru mia, ogni cacateddra di musca je sustanza!
Ricorda la nipote che iniziavano con la novena, alle quattro del mattino del 14 dicembre, il giorno dopo Santa Lucia e terminavano la notte del 24.
In base agli impegni lavorativi, alternavano uscite all’alba a sortite pomeridiane che si protraevanofino a tarda sera.
Si fermavano in tutte le porte, ovunque ci fossero segnali di vita.
Aspettavano che qualcuno uscisse per consegnargli un santino raffigurante la natività di Gesù Cristo che il terzetto si faceva stampare ogni anno; una specie di “contratto” che gli permetteva successivamente di riscuotere quanto nelle possibilità di ogni famiglia.
A causa delle condizioni di salute (spesso precarie), Peppi diventava ogni anno che passava, sempre più restio a partecipare alla novena; ragion per cui, ogni tanto il terzetto si trasformava in quartetto, con l’aggiunta di lu ‘zi Peppi Bullaru.
Fino ad arrivare alle intense nevicate che contraddistinsero gli inverni dei primi anni settanta, quando davvero era impossibile stare in piedi: figuriamoci camminare per ore ed ore.
Fu allora che Peppi decise di ritirarsi dalle scene, lasciando in eredità la mitica chitarra al nipote Paolo che, nei primi anni novanta, assieme ad altri due coraggiosi volontari, diede vita (sebbene per poco) ad un terzetto che riportò all’attenzione locale, la meravigliosa melodia della novena di Natale.
Così IL TARLO vuole ricordare Giuseppe Minnella detto Peppi, voce e suonatore di chitarra del trio dei novenari