(articolo del 24 maggio 2008)
Tra qualche giorno dovrebbe fare il suo “decoroso” ingresso l’estate e con essa anche il caldo e la bella stagione. Da qualche anno a questa parte la stagione estiva coincide purtroppo con gli incendi, quasi sempre dolosi, che i media ci propongono in tutte le salse. Gli ettari di bosco bruciati vengono paragonati a delle regioni o addirittura delle nazioni e la nostra mente oramai conosce quasi a perfezione. Quello che purtroppo non sappiamo, o quantomeno che IL TARLO non sapeva, è che ogni anno scompare un paese di 7000 persone i cui “abitanti” hanno un’unica caratteristica: sono tutte VITTIME DELLE STRADE ITALIANE. Senza considerare che 300.000 sono i feriti, ed oltre 20.000 i disabili gravi prodotti da questa guerra non dichiarata.
Il parlamento Europeo ha chiesto all’Italia di ridurre del 40% in dieci anni questi numeri. A ciò lo stato italiano ha risposto con un sempre calante presidio del territorio e con un grave ritardo nell’adeguamento degli organici delle forze dell’ordine e delle norme del Codice della strada.
Dopo ogni incidente grave, inizia un doloroso ed estenuante iter legale che dovrebbe portare alla individuazione delle responsabilità, alla punizione dei responsabili con pene commisurate alla gravità dei loro reati, e ad assicurare alle vittime o ai loro familiari un risarcimento equo. Anche in questo campo l’Italia si distingue negativamente dal resto d’Europa, con una giustizia lenta ed approssimativa, che calpesta continuamente la dignità dell’uomo e quei valori che la nostra costituzione dovrebbe tutelare. I problemi della sicurezza stradale e della giustizia riguardano tutti, nessuno escluso! Noi ci siamo uniti per fermare la strage ed affermare il diritto alla vita e alla giustizia.
E quando si parla di vittime della strada la mente non può non andare ai tanti mussomelesi che purtroppo hanno preso la “residenza” in quel paese maledetto. IL TARLO, prende impegno formale con i propri lettori, di menzionare tutti coloro che avrà a memoria o di cui qualcuno vorrà farsene portavoce. Oggi vuol parlare di quello che la memoria ricorda come un cherubino, tra il più bello tra gli angeli, con i suoi straordinari occhi verdi ed una solarità a prova di “occhiali da sole”.
Vincenzo Arnone, figlio di una professoressa e di un noto quanto stimato imprenditore locale, era nato il 15 febbraio del 1982. Diventerà presto un bimbo molto amato non solo dai suoi familiari, ma di gran parte della popolazione locale che sin da infante, ha avuto modo di apprezzare la sua briosità e gioia di vivere, scorazzando tra gli scaffali del supermercato dello zio, noto imprenditore della media distribuzione. Cresce presto e bene Vincenzo diventando da bimbo modello Macaulay Culkin, il protagonista di Mamma ho perso l’aereo ad avvenente ragazzino di 15 anni, con un grande amore per la vita, la Juventus e naturalmente…..le ragazzine. Una normalità che si trasforma in tragedia la sera del 12 giugno del 1997, quando in sella ad uno scooter in direzione divertimento, incontra sciaguratamente una jeep lungo il suo tragitto. L’impatto è devastante e Vincenzo entra subito in coma. Dopo un lungo calvario durato 13 giorni, il 15 giugno 1997 Vincenzo Arnone toglie il disturbo e riprende le sue sembianze di cherubino che come tale, è in grado di filtrare la luce divina proveniente giù dal cielo e può ancora toccare le vite umane.
Ciao Vincenzo!!
|