L'informatore che Rode e....Corrode
  DON TOTO’: IL PRINCIPE DELLA RISATA
 

 
 (articolo del 05 gennaio 2008)

 

Se pensate che state imparando a conoscere la feccia del regno animale, allora a degli attenti ed acuti osservatori come Voi, non sarà sfuggito che l’infame ha una certa predilezione per la musica e per la lettura. Ma quello che ancora non sapete è che lui è un grande appassionato di teatro e di cinema, con grande predilezione per il mitico ed indimenticabile principe Antonio De Curtis, meglio conosciuto come Totò.
L’animale angusto si definisce un (TARL)fan sfegatato del “Principe della Risata”: conosce alla perfezione titoli, copioni e addirittura interi monologhi del grande Totò.
 
T-     Se dico la parola “risata”, quale personaggio comico vi viene in mente?
O&L- Tarlo, non ti annoia parlare sempre dei politici locali!!
T-     Come sono ilari i miei “dementi”: dimenticate però che quelli di cui sopra, non fanno ridere. Fanno solamente piangere….il problema è che sono gli unici (tra i cani di attori) a recitare così malamente e a percepire ingaggi da favola (con i soldi nostri). Chiamali MING…..(hia)!
O&L- Scherzavamo…lo sappiamo che ti riferisci al grande Totò!
      T- Anche questo Totò è stato grande e divertente….ma soprattutto è stato un “prodotto locale”!
  O&L- Un totò locale??? Ma tu ti riferisci ai dolci simili ai taralli!
T-     Io non ho mai visto dolci che vi somigliano!!!
O&L- Come spiritoso al verme!!!  Aspetta ca‘nni scippamu li capiddri!!!
T-     Fate prima a scipparvi i sopracciglia!!! Comunque mi riferivo ad un personaggio di Mussomeli!!!
O&L- Un principe della risata locale??? Uhm…dicci di più. Anzi no, siccome sappiamo già che aspetti sempre e soltanto il signor Adamo, allora facciamo prima ad aprirgli la porta e ad eliminare quel Drinnnn Drinnnn che da tanto fastidio ad un’amica nostra nonché un’affezionata lettrice!
A-    Bene, visto che avete eliminato “tutti i convenevoli”, allora passiamo immediatamente al racconto. Perché il personaggio di cui vi parlerò, merita davvero tanta attenzione.
O&L- E allora, vuoi dirci come si chiamava questo “benedetto” Principe della risata mussomelese?
A-    Si chiamava “ MASCIU DON TOTO’ CARRUBBINA”, al secolo Salvatore Lanzalaco! Nato nell’ultimo decennio del 1800, morì a Mussomeli nel 1954. Si sposò due volte, e da entrambi i matrimoni ebbe un totale di 8 figli.
O&L- Che aveva di partitore Don Totò?
A-    Fu tra i più divertenti personaggi della storia locale; era un’artista nato per la comicità con uno straordinario senso dell’autoironia.
   O&L- Che significava il termine carrubbina?
         A- Carrubbina             equivale al termine carabina, ma non perché lui amasse sparare. Aveva definito così la deformità      che affliggeva la sua gamba destra che lo portava ad avere il piede storto ed introflesso. Per lui era come avere un “corpo estraneo” ed essendo che per forza doveva portarselo dietro scelse di “battezzare” così il suo arto inferiore deforme.
 O&L-   Era quindi zoppo?
A-     Esattamente!! Si era fatto fare da uno scarparu suo conoscente, un paio di stivali la cui caratteristica era    rappresentata dalla calzatura destra: era alcuni centimetri più lunga dell’altra!
 O&L- Che faceva nella vita Don Totò?
A-    Era impiegato comunale con funzione di guardamacellu!
 O&L-   Faceva solamente da custode al mattatoio?
A-    Non solo! Si occupava anche del trasporto della carne ai macellai!
 O&L-   E come avveniva il trasporto?
A-      Per mezzo del carrettu o carramattu!
   O&L- Cioè?
A-    'U carramattu era un carro basso chiuso da alte fiancate e coperto, in modo che le carni fossero al riparo,
       appese a travi infisse di traverso sulle fiancate stesse.
  O&L- Ma raccontaci degli aneddoti di lu ‘zi totò?
A-    Volete dire MASCIU DON TOTO’ CARRUBBINA?
   O&L- Ma non è lo stesso?
A-    Affatto!!! Una volta, incontrando alcune signore, masciu don totò (che era un grande estimatore del gentil sesso) fu richiamato all’attenzione dalle stesse, le quali volendo scherzare con lui iniziarono a chiamarlo:
·         Masciù Totò??
·         (dando vita ad un suono gutturale chiuso) uuuhhmmm!!
·         Don Totò??
·         uuuhhmmm!!
·         Masciu Don Totò?
·         uuuhhmmm!!
·         Signor Lanzalaco?
·         Ora si ca ci siamu!!!
A-    In un’altra occasione, Don Totò stava rientrando a casa con un grosso cavolo sottobraccio appena acquistato.
            Una bella giovane, vedendolo pensò di provocare il sagace vecchietto:
·         Don Totò, chi fici acquisti?
·         ‘cciamu a pinsari pi la panza!
·         e TUTTU su biddru cavulu che si lu fa a mazziurnu?
·         Beddra, mi piaci ca si sperta, ma ja mi lu spartu!
·         E cuamu?
·         A mazziurna li pampani?
·         E pi la sira?
·         (portando la mano destra sull’avambraccio sinistro a mò di ombrello) STU TRUNZU!!!

    O&L- Divertente il sig. Lanzalaco!
A-    E con la battuta sempre pronta. Come quando, andando a comprare dei fiammiferi per uso domestico, accadde “l’imprevisto”.
·         Bongiorno Masciu Don Totò: chi ‘cci serbi?
·         Ma dari un paccu di pospari di cinqu minuti (erano così definiti gli attuali fiammiferi per uso domestico, che impiegavano molto tempo per dar vita alla fiamma dopo la “fatidica sfregata” dello zolfo contro la superficie ruvida e crespa)
·         (il commerciante da i fiammiferi a Don Totò e riceve dallo stesso il corrispettivo, cioè 5 soldi composti da una moneta in nichel da 4 soldi raffigurante Sua Maestà Vittorio Emanuele e una moneta da 1 soldo. Il commerciante osserva la moneta da 4 soldi ed esclama): Ma chi javi voglia di schirzari??
·         Pirchi???
·         Chi ‘nnu lu vidi ca ‘ccani (mostrando la moneta “incriminata”) ‘cci manca la testa (che era stata abrasa)
·         Beddra Matri can un mi n’addunavu! (e da un’altra moneta al commerciante)
                  Prima di uscire Don Totò, apre astutamente i fiammiferi dalla base, facendo emergere “solamente” il pallore del legno)
·         Attia. A chi ja voglia di schirzari??
·         Pirchi Don Totò?
·         Chi nun lu vidi ca a li pospari ‘cci ammanca la testa!
·         (il commerciante osserva il pacchetto ed esclama): Don Totò, vossia la va mittiri suttancapu!
·         Puru tu a mittiri lu sordu suttancapu!
      O&L- Ma Don Totò faceva solamente quel mestiere?
A-      Fu anche un conciatore di pelli. Si occupava dell’asciugatura e della cura delle stesse. Ogni tanto qualche benestante portava a Don Totò qualche pelle di volpe da “curare”. Dopo il periodo di asciugatura, Don Totò infilava due un paio di bottoni da divisa al posto degli occhi della volpe e se la metteva ‘nccuaddru anche durante il periodo di caldo torrido. Camminava serio per strada, e la gente conoscendo il carattere estroso e da buontempone di Don Totò, rideva di cuore. Giunto a destinazione, consegnava la pelle e riceveva dalla benestante quanto pattuito. Quelle, erano le uniche giornate in cui l’astuto vecchietto, ritornava a casa parecchie ore dopo l’avirmaria.
      O&L- E dove andava?
A-    Da lu ‘zi ‘nofrio a bere vino, in quantità smodata. Quando era satollo e quindi ubriaco, fradicio iniziava il “calvario” del ritorno a casa. Non potendosi reggere sulle gambe, allora si appoggiava con le spalle al muro e a tastoni iniziava la lunga discesa. Qualche conoscente che lo incontrava, intuendo il suo stato fisico gli chiedeva:
·         Don Totu chi fa ddrucu?
·         Chi fazzu??? A si nun fussi pi mia ca li tiagnu, sti casi ‘nnavissiru a cadiri tutti!!
      O&L- Bene! Da oggi, anche per noi Masciu Don Totò, sarà il “Principe della Risata” mussomelese!
            A- Grazie…anche a nome dei nipoti e parenti!
 

 

 
 
 
   
 
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